Due roveretani DOC in mostra al Mart: Depero e Melotti.
“Ripensare noi stessi in prospettiva, [attraverso] due capisaldi strettamente complementari”
E’ con quest’attenta riflessione che Cristiana Collu, neo-direttrice del Mart di Rovereto, ha accolto giornalisti e visitatori durante la conferenza stampa di presentazione delle mostre estive, tenutasi il 23 giugno scorso. Viene così inaugurata la nuova programmazione del Mart con due progetti espositivi incentrati sulle collezioni permanenti del museo e sul contemporaneo.
Fino al 30 settembre 2012 nelle sale del Mart sarà possibile ammirare Ricostruzione Futurista, a cura di Nicoletta Boschiero, e Fausto Melotti. Angelico geometrico, a cura di Denis Viva – giovane curatore giunto da pochi mesi a rafforzare la squadra martiana – due mostre grazie alle quali la collezione permanente e il ricchissimo Archivio documentario del museo acquistano una nuova luce.
Al centro della prima mostra vi è la stagione creativa del “secondo futurismo” e il percorso espositivo si sviluppa attraverso i temi centrali di Ricostruzione futurista dell’universo – manifesto firmato nel 1915 da Giacomo Balla e Fortunato Depero – (Scena, Movimento, Volo, Autopromozione, Io/ombra, Automa).
Opere, fotografie e libri che spaziano dall’arredo alla moda, dal cinema al teatro e dal manifesto pubblicitario all’oggetto d’uso, mostrano la longevità del movimento protrattosi ben oltre la vita degli artisti cosiddetti futuristi. In mostra, infatti, vi sono anche opere d’artisti contemporanei che, seppur lontani nel tempo dal cuore del futurismo, continuano idealmente a ragionare sugli stessi temi, come Franco Vaccari, Luigi Ontani, Giuseppe Uncini e Luca Quaranta.
L’esposizione si apre con una spettacolare ricostruzione della monumentale “Flora magica”, scenografia creata da Depero nel 1916 per il balletto “Le Chant du Rossignol” dell’impresario Sargeij Diaghilev, realizzata dalle maestranze del Teatro Massimo di Palermo nel 2000.
La mostra Angelico geometrico si concentra sulla fase di rinascita dell’opera di Fausto Melotti a partire dagli anni Sessanta, mettendo in luce la coerenza d’intenti che perdura durante l’intera vicenda artistica dell’artista. Attraverso cento opere – dell’artista roveretano e non –, Denis Viva, mostra i rapporti analogici, ma soprattutto – come egli stesso ha tenuto a precisare durante la conferenza stampa – quelli dialettici, rintracciabili tra le opere di Melotti e le opere di altri artisti, operazione svolta fino ad oggi solo a livello teorico.
Il percorso espositivo parte da opere astratte degli anni Trenta di Melotti accostate ad opere di Giorgio de Chirico, Carlo Carrà e Alberto Savinio, ma anche ad opere degli anni Sessanta di Agostino Bonalumi, Enrico Castellani e Piero Manzoni; prosegue con le Ceramiche ed i Teatrini degli anni Quaranta-Cinquanta messe a confronto con opere di Lucio Fontana, per arrivare alle sculture-installazioni comparate ad opere di Alexander Calder, Alberto Giacometti e Louise Nevelson.
La conferenza stampa è anche stata l’occasione per presentare al pubblico la sistemazione di Scultura H (La grande clavicola), opera monumentale di Melotti del 1971, nel Parco delle Sculture del Mart. La scultura in acciaio, alta quattro metri ed esposta in occasione della 36esima Biennale di Venezia del 1972, è stata donata al museo dal Comune di Rovereto a 12 anni dal suo acquisto e dopo essere stata restaurata grazie ai contributi di istituzioni pubbliche e private locali.
L’ARTE PRIMOGENIA DI WILLI BAUMEISTER
“Tra i nomi propri dell’arte moderna tedesca, quello di Baumeister occupa ai miei occhi un luogo estremamente importante... Ha percorso con determinazione una strada al di fuori dell’espressionismo tedesco, tanto assorbente e caratteristica.” Fernand Léger in L’Age Nouveau, 1949.
Willi Baumeister (Stoccarda 1889 – 1955), è il protagonista della mostra itinerante inaugurata a fine luglio al Mart di Rovereto e visibile fino al 23 settembre 2012.
L’esposizione “Willi Baumeister (1889-1955). Dipinti e disegni”, ideata con il sostegno della Willi Baumeister Stiftung GmbH ed approdata a sud delle Alpi dopo essere stata ospitata dalla Fundación Juan March di Barcellona e dal Kunstmuseum di Winterthur, offre al pubblico italiano – per la prima volta – un reportage minuzioso della produzione artistica del maestro dell’arte astratta degli anni Trenta nella sua interezza.
Fin dagli anni Venti, nonostante i suoi legami con Oskar Kokoscka ed Alfred Loos e l’influenza che inevitabilmente esercitò sulla sua formazione l’espressionismo in voga in Germiania nei primi decenni del Novecento, l’attività artistica di Baumeister si contraddistingue per l’incessante desiderio di astrazione e per la ricerca di un’indipendenza di forma e colore che, ad incominciare dai primi quadri-parete e collages dedicati al tema dell’uomo e della macchina, lo allontana dal panorama artistico tedesco.
Il percorso espositivo allestito dalla curatrice Alessandra Tiddia nelle sale del Mart mostra appunto la coerenza stilistica che caratterizza la sua produzione artistica e che lo rende un maestro rappresentativo dell’evoluzione della pittura astratta in Germania e nel resto dell’Europa.
L’artista però non esercita mai un'astrazione artistica fine a sé stessa, ma considera sempre l'uomo e ciò che lo circonda come il motore propulsivo della sua opera.
Forme geometriche fondamentali – rettangoli, triangoli e cerchi – combinate in strutture a rilievo e rinforzate con contrasti di colore e con l’impiego di materiali quali cartone, compensato e lamiere di metallo – oltre a renderne evidente l’affinità al cubismo e al purismo di Le Corbusier, conosciuto da Baumeister a Parigi nel 1924 assieme a Fernard Léger – danno forma ad una modernità in grado di riflettere la trasformazione sociale e persino di anticiparla come arte d’avanguardia, attraverso elementi orizzontali, verticali e diagonali, rotondi o spigolosi combinati per arrivare ad una forma ideale.
Gli anni Trenta segnano l’inizio di una nuova fase marcatamente pittorica dell’artista tedesco. Baumeister, attratto dalle pitture rupestri preistoriche, semplifica e schematizza ulteriormente le forme per creare delle composizioni ritmiche e dinamiche che ricordano i caratteri dei geroglifici. La simbolicità e la forza espressiva di pochi tratti gli sembrano più eloquenti della rappresentazione di elementi naturalistici. In “Calciatore” e “Ginnasta alle parallele”, realizzati nel 1934, sagome umane fortemente semplificate simili ad amebe, si stagliano su sfondi marroni dall’aspetto granulare.
Anche dopo la presa di potere da parte dei nazisti la sua opera e il suo percorso evolutivo continuano ad essere variegati. Sono pochi i pittori tedeschi che, nonostante la proscrizione nazista e l’impossibilità di procurarsi olio e tele, riuscirono a creare tra il 1933 e il 1945 contenuti e forme tanto innovativi.
In questa fase Baumeister trova nel disegno uno strumento perfetto per concretizzare la propria idea di “arte primogenia”. Concezione dell’immagine come simbolo che teorizza computamente nel 1947 nel testo L’ignoto nell’arte e che lo avvicina agli obiettivi di altri artisti quali Kurt Schwitters e agli appartenenti al Bauhaus e alla Nuova Oggettività. L’ignoto nell’arte è solo uno dei tanti testi teorici che scrive durante la sua attività, purtroppo l’unico pubblicato.
L’attività di Baumeister nel campo della grafica pubblicitaria e della scenografia, sviluppate parallelamente a quella di stampo artistico, reggono senza timore il confronto con la sua opera pittorica. I disegni – numerosi, nonostante molti siano stati distrutti dall’artista stesso – vanno considerati come opere a se stanti: solo in rari casi l’artista se ne serviva come strumenti preparatori.
Il divieto di dipingere e di esporre e la minaccia latente sulla sua esistenza, che culminò nel bombardamento della sua abitazione e del suo studio, trovano espressione nei suoi quadri, in cui crea una sintesi di esperienza personale e di antichi poemi e miti. Il riferimento alla scultura africana – con il suo misticismo, il ritmo e il suo contatto con l’allegorico e il sacro – e alle antiche storie e ai motivi delle culture mesopotamiche, greche e bibliche è rintracciabile nella sua opera grazie alla policromia ed a una materialità sempre più marcate.
Il percorso espositivo termina con una selezione di opere dell’ultimo periodo: una sorta di testamento in cui confluiscono diversi elementi della sua carriera artistica, reinterpretati in astrazioni ancora più condensate, che rendono Baumeister uno dei pittori astratti più straordinari del panorama artistico.
Soprattutto grazie alla litografia, e a partire dal 1950 alla serigrafia, riesce a trasporre su carta stampata numerosi motivi della sua precedente produzione, in modo da poterli rendere più popolari e accessibili ad un maggiore pubblico.
MART – UN MUSEO DA VIVERE!
Il Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, nasce nel 1987 come ente autonomo della provincia di Trento per riunire in sé tre sedi espositive: Palazzo della Albere a Trento, Casa d’Arte Futurista Depero e l’Archivio del ‘900, entrambi con sede a Rovereto.
Originariamente ospitato nello storico Palazzo delle Albere a Trento, a distanza di 15 anni viene trasferito a Rovereto nella sede attuale – progettata dall’architetto Mario Botta in collaborazione con l’ingegnere Giulio Andreolli – e alla quale oggi è internazionalmente legato il nome del Mart. Diretto fin dalla fondazione da Gabriella Belli, oggi direttrice dei Musei Civici di Venezia, dal 2012 il Mart è guidato da Cristiana Collu.
Concepito come un Polo culturale, il complesso architettonico comprende una biblioteca pubblica, un grande auditorium e una caffetteria, insieme al museo stesso.
Il tutto si affaccia su una grande piazza, una moderna agorà con un diametro di 40 metri, coperta da una cupola d’acciaio e vetro, che negli anni è progressivamente diventata il simbolo visivo del Mart.L’attività espositiva e la ricerca sono strettamente connesse. Il Mart, infatti, si propone al pubblico come museo-officina, laboratorio culturale e spazio di ricerca. Quest’ultima funzione è assolta dalla presenza degli archivi storici e dalla biblioteca specializzata nella storia dell’arte del XX secolo: il Novecento viene narrato attraverso le opere, i documenti storici, gli oggetti personali degli artisti ed inediti materiali d’approfondimento per lo sviluppo del dibattito culturale.
Il prezioso patrimonio del Mart è costituito da oltre 7000 opere tra dipinti, disegni e sculture e si è formato negli anni attraverso acquisizioni, donazioni e lasciti da importanti raccolte private.
Una parte significativa della collezione è dedicata al Futurismo e in particolare alla produzione dell’artista Fortunato Depero di cui il museo conserva circa 3000 opere tra disegni, dipinti, sculture e arazzi.
Il Novecento italiano è rappresentato dai capolavori di Mario Sironi, Massimo Campigli, Carlo Carrà, Osvaldo Licini e un importante nucleo di dipinti di Giorgio Morandi.
Del vasto patrimonio del museo fanno parte anche opere di Gino Severini, Giorgio de Chirico, Felice Casorati.
L’area astratta e informale è rappresentata da importanti lavori di Fausto Melotti, Lucio Fontana, Alberto Burri, Afro, Toti Scialoja, Emilio Vedova, Carla Accardi e molti altri protagonisti del panorama artistico italiano degli anni Cinquanta e Sessanta. Fanno parte delle collezioni del Mart anche un impotante gruppo di opere dei principali protagonisti della Pop Art americana fra cui Andy Warhol, Robert Rauschenberg e Claes Oldenburg,
provenienti dalla raccolta di Ileana Sonnabend di New York. Nel capitolo dedicato alla ricerca
contemporanea, la collezione Panza di Biumo propone le opere di grandi artisti americani degli anni Ottanta e Novanta.
Accanto agli eventi espositivi, inoltre, il Mart organizza rassegne cinematografiche, concerti, cicli di conferenze, incontri con gli artisti e con la critica, dibattiti e convegni di studio, senza dimenticare l’attività didattica che il museo progetta specificatamente per ogni fascia d’età.
Con più di 300 mostre allestite – tra quelle organizzate all’interno della sede roveretana e quelle nel resto del mondo – e grazie alle collaborazioni internazionali strette con i più importanti musei e gallerie, il Mart rappresenta una delle principali eccellenze museali italiane.
Fino all’8 luglio è possibile visitare le personali dedicate a Gina Pane e ad Afro entrambe inaugurate a marzo, mentre dal 24 giugno apriranno al pubblico due collettive nate a partire dalla collezione permanente del Mart: Fausto Melotti. Angelico geometrico a cura di Denis Viva e Ricostruzione futurista a cura di Nicoletta Boschiero.