Project |07
opere della Biennale Italia-Cina
Marco Bolognesi, Inland Empire, 2012, collage digitale, 125 x 200 x 8 cm
L’opera Inland Empire rientra nel ciclo Humanescape: quattordici immagini nelle quali figure femminili “in bianco” raccontano la perdita di umanità del mondo contemporaneo e denunciano la difficoltà del vivere moderno. Filo conduttore di questo lavoro sono le figure femminili interamente dipinte di bianco, che come moderne Gulliver sono legate, quindi costrette e sofferenti, e non si riconoscono in nulla di ciò che le circonda, vivendo in solitudine e nell’immobilità.
Il corpo femminile - questa volta utilizzato come metafora del singolo individuo non più (o non ancora) cittadino - è l’unico elemento reale delle immagini ed è circondato da giocattoli. Giochi che non sono scelti a caso, ma sintomatici di un percorso temporale in quanto rappresentano una mescolanza generazionale: meccano, lego ed elementi in 3D.
In Inland Empire Bolognesi ha voluto evidenziare il contrasto tra la bellezza della campagna – che gli ricorda la terra in cui è nato – e l’indifferenza dell’individuo davanti all’evidente aggressione della stessa.
Mastromatteo Giuseppe, Indepensense, 2009
Indipendence è un lavoro fotografico volto ad indagare i 5 sensi e la libertà che l’uomo guadagna grazie ad essi anche nella contemporaneità.
Sfruttando le potenzialità della tecnologia digitale, Giuseppe Mastromatteo mette in scena volti e mezze figure – sotto luci di ghiaccio che azzerano qualsiasi stato d’animo – per mascherarne le fattezze attraverso la forza dei sensi, ma senza coprirne l’identità. In questa serie di fotografie una bocca chiusa, sovraccarica di rossetto, sfugge alla censura di una mano che voleva ridurla al silenzio; un naso si fa protuberanza della mano per rubare profumi che credeva irraggiungibili; le orecchie, seppur tappate, ritrovano la forza d’ascoltare il rumore del disagio e dell’inquietudine. Nella fotografia qua esposta il fotografo mostra come uno sguardo possa trapassare il braccio che tenta di annullarlo.
Yan Shilin, Don Quixote into Wonderland, 2012
Per Yan Shilin la sua vita è la principale fonte d’ispirazione per il suo lavoro. L’artista semplicemente ragiona sulle sue esperienze e sulle sue emozioni e su quelle degli altri da un punto di vista universale, per poi presentarci cosa ci disorienta e infastidisce sotto forma d’enigmi.
In Don Quixote into Wonderland Yan Shilin rappresenta un giovane ragazzo, con delle orecchie da coniglio, che cavalca verso il paese delle meraviglie. Questo giovane uomo sembra sognare un paradiso distante, armonioso e bello, come se ogni sforzo fatto in precedenza, non importa quanto duro e sofferente sia stato, sia stato utile per questa utopia.
Chi Peng, 19.June.1981, 1987, fotografia, 86,5 x 236 cm.
Attraverso scene magistralmente costruite, Chi Peng esplora i temi dell’identità, dell’isolamento e della libertà con il desiderio di evocare nelle sue immagini stati d’animo sfumati dal passare del tempo: l’amore ingannevole, emozioni fugaci, ricordi felici e solitudine danno allo spettatore indizi per trovare la propria pace interiore.
L’artista utilizza la tecnologia digitale per fondere insieme la sua immagine nuda, ripetuta nell’atto di correre o volare, con i grattacieli di Beijing, con la muraglia rossa della Città Proibita o, come nella fotografia esposta, con paesaggi naturali più simili ad un miraggio che alla realtà.
Valerio Berruti, Narciso, 2008, cemento armato, affresco e specchio, 6 sculture da 64 x 42 x 40 cm ciascuna.
L’installazione Narciso, composta da 6 sculture di cemento armato che si riflettono su una superficie specchiante, richiama inevitabilmente alle nostre menti il mito a cui si vuole ricollegare.
Nell’auto-contemplazione di questo girotondo di bambini, però, Valerio Berruti non lascia spazio alla bellezza ed alla vanità ma immobilizza, rendendolo eterno, l’attimo in cui ci si guarda dentro prima di compiere qualsiasi passo, prima di prendere qualsiasi decisione, l’esatto istante in cui tutto è possibile. Queste figure innocenti, soli nel gruppo e apparentemente uguali e invece diversi l'uno dall'altro, rappresentano l’artista e ognuno di noi.
Fin dalle prime opere – video, pittura, scultura – l’artista piemontese crea immagini essenziali, che riflettono sui temi degli affetti, della quotidianità e dei legami familiari e per farlo utilizza un genere, il racconto, per raccontarci il proprio privato, la propria storia individuale, e contemporaneamente il nostro passato collettivo e il nostro futuro incerto.