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Giacomo Costa, Plant5, 2010, stampa cromogenica, 125 x 250 cm

Al centro del lavoro fotografico dell’artista fiorentino vi è un’indagine sul rapporto tra l'uomo, nel suo agire, e la natura. Il dissennato uso del territorio e delle sue risorse perpetrato dall’uomo ormai da anni sta compromettendo, forse irreversibilmente, i processi biologici e chimici che permettono la vita sulla terra.
La ricerca artistica di Giacomo Costa è, quindi, mossa dall’urgenza di riflettere sulle conseguenze derivanti da un uso avido delle risorse naturali, non solo allo scopo di mostrarci una fine del mondo visivamente annunciata e trovare nuove tecnologie sostenibili in grado di risolvere il problema, ma piuttosto per formulare una nuova idea di stile di vita e di sviluppo.
Il paesaggio apocalittico creato digitalmente da Costa, pur essendo un’immagine manipolata, preannuncia capovolgimenti geo ed eco-politici con una veridicità allarmante.

Vanni Cuoghi, Big White Wave, 2012, acquerello e collage su carta in teca plexiglass, 165 x 145 x 15 cm.
Nell'opera Big White Wave una grande onda di carta travolge la quotidianità di un piccolo mondo antico. L’attimo fissato sulla tela dall’artista è quello in cui l’ordine delle cose di questo mondo viene sovvertito e in cui tutto si mescola, si contamina, e ogni gerarchia viene abolita.​
La narrazione pittorica di quest’opera è frammentata in una serie di micro racconti: una famigliola durante un pic-nic, una coppia durante un momento d'intimità, un gruppo d amici in gita in barca.
La pittura di Vanni Cuoghi pone l'accento sulle modalità narrative della rappresentazione, in cui il contributo dello spettatore conferisce nuovi significati all'opera, generando una serie infinita di nuovi racconti possibili.​

Cang Xin, Man and Sky, 2007, fotografia, 150 x 247 cm.

Cang Xin, artista diventato famoso per le sue performance in cui si sdraia e lecca il suolo, nella serie Man and Sky as One vuole rappresentare la necessità umana di tornare ad una relazione originale e rispettosa con la natura. 
L’artista nutre la profonda convinzione che tutte le cose hanno uno spirito – sia gli oggetti animati che quelli inanimati. Il concetto deriva dalla filosofia tradizionale cinese: è il pensiero chiave della credenza sciamanistica della minoranza nomade del nord. Loro guardano l’esistenza umana dal punto di vista del culto della natura, dotando ogni organismo di un’anima.

Gao Yansong, Monument, 2009, tecnica mista, 350 x 250 x 450 cm.

La produzione artistica di Gao Yansong, creata attraverso un lavoro manuale semplice ed essenzialmente di poco costo insieme a materiali industriali, è ricollegabile al filone dell’arte contemporanea che si basa sulla tecnica dell’appropriazione. L’artista usa contenitori da imballaggio attaccati insieme per costruire castelli, templi e come qui una torre che s’innalza verso il cielo, senza aggiungere nessun aspetto decorativo. Queste costruzioni architettoniche sono sacre e benedette nella cultura antica cinese.

Silvia Argiolas, Ophelia’s breathing doggies out, 2012, olio e smalto su tela, 110 x 130 cm.

Silvia Argiolas indaga i manga e il surrealismo pop per dar vita a scenari dai significati ambigui all’interno di paesaggi desolati. La pittrice sarda, infatti, predilige rappresentazioni all’apparenza cupe che in realtà veicolano messaggi simbolici simili ad inni alla speranza.
Il tema dell’opera esposta, Ophelia’s breathing doggies out, è quello della difficile percezione del bene e del male in natura. Ofelia, che ha le sembianze dell’artista, viene salvata da una bestia mentre un gruppo di uomini, coperti con delle maschere di animali, compiono dei riti propiziatori. La sensazione è, quindi, quella di trovarsi in una natura che può uccidere ma nella quale una salvezza è ancora possibile.

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